E’ quasi imbarazzante assistere al tentativo vano di cambiare la realtà da parte degli azzurri, la ridotta della Valtellina berlusconiana. Anche dopo la vittoria di Marsilio neo-governatore dell’Abruzzo, lo staff e i parlamentari di Silvio, continuano in una nenia, quasi grottesca: il centro-destra vince, Salvini torna all’ovile, senza Fi non si governa, Fi è centrale nello schieramento. Senza i moderati, i cattolici e i liberali si perde.
Ma in quale pianeta vivono, quali parole e termini ancora usano? Che idee hanno? Vedono ormai, un film passato, prigionieri in buona e malafede di una narrazione anacronistica. Lo stesso Berlusconi sembra la controfigura di se stesso. Condannato a restare in sella, malgrado l’età, non federando più nessuno, avendo perso la leadership popolare, capace di raggranellare appena uno striminzito 9% in Abruzzo.
Bei tempi quelli del Pdl al 37%. Adesso dal capo ai soldati, badanti comprese, vivono tutti dentro una comica moviola. Prima era Fi, poi Pdl, poi di nuovo Fi. E adesso, nonostante la crudeltà dei numeri, sperano di tornare al 1994, l’anno di nascita del bipolarismo.
E se ne è accorta pure la Meloni che parla di centro-destra da ripensare. Un polo sovranista-conservatore, alleato di Salvini.
E sull’alleanza con Fi, la leader dei Fdi è stata chiara quanto lapidaria: “A livello locale sì, per le europee abbiamo posizioni diverse, loro difendono lo status quo, noi vogliamo cambiare tutto, non piegarci agli interessi franco-tedeschi”.
Povero Silvio, ridotto ad alleato locale. Si è accorto che i suoi e il duo Salvini-Meloni parlano di due schieramenti diversi?
In quanto al collante, poi, il liberismo non unisce più, ma il sovranismo, il primato degli italiani. E Fi sta col Ppe. La casta. E’ molto più vicina al Pd.