“Cento giorni di te e di me”. Parafrasando Claudio Baglioni (in realtà, i giorni erano mille), tv e giornali si stanno sbizzarrendo ad analizzare il rituale primo bilancio del governo Meloni. E naturalmente, c’è chi evidenzia solo gli errori, chi solo le cose positive, chi sta a metà del guado e chi snocciola gli ultimi sondaggi che, se da un lato, confermano la crescente popolarità della premier, dall’altro iniziano a certificare un primo minimo rallentamento di Fdi.
Come dire, cara Giorgia, prima o poi, è la regola del “consenso liquido”, ti capiterà quello che è già accaduto a Salvini e Renzi: gli italiani prima incoronano, poi ghigliottinano.
Innanzitutto, quattro concetti preliminari: Giorgia e la sua maggioranza vanno fisicamente divisi. C’è un suo gradimento personale che prescinde e supera di gran lunga il centro-destra; anche se tale sentiment non è, né sarà mai misurabile elettoralmente.
Lei, va detto, ha mandato in cortocircuito decenni e decenni di cultura progressista, femminista, dimostrando che si può essere donne vincenti, di successo, da destra, incarnando valori e visioni opposte della società rispetto al Dna radical, liberal e progressista. Grinta, piglio, ottimismo, e impegno sono gli ingredienti che l’hanno fatta sedere senza eccessive resistenze presso i salotti buoni, i mercati e i poteri forti internazionali, portatori genetici di pregiudizi e timori verso la destra.
Il tema semmai, l’abbiamo sempre scritto, è l’equilibrio interno della maggioranza: troppe esternazioni incontrollate, troppe esigenze da soddisfare e troppe strategie contrastanti dentro l’esecutivo. E’ noto che sia Berlusconi sia Salvini, soffrano psicologicamente il protagonismo di una premier decisa e autorevole, mentre loro sono impegnati a ricordare il tempo che fu, e a dover recuperare gli elettori che hanno perso.
Secondo aspetto: c’è un lavoro sotterraneo che vedrà prossimamente i frutti. Bisognerà aspettare il termine della legislatura, per fare un vero bilancio. La prima manovra, infatti, è stata fortemente condizionata dall’emergenza energetica (su 30 miliardi, 20 sono stati destinati a fronteggiarla, e solo 10 indirizzati alla visione programmatica premiata il 25 settembre: famiglia, natalità, povertà, legalità etc.
Terzo aspetto: comunque vada e qualsiasi sia il giudizio su Palazzo Chigi, resta il fatto che il governo Meloni è il primo esecutivo politico dopo anni di combinazioni parlamentari, spesso gestite dal Quirinale. Dopo Berlusconi, abbiamo avuto di tutto: tecnici, gialloverdi-giallorossi, di nuovo tecnici, definiti i migliori, pateracchi, ammucchiate, ora c’è finalmente un vertice legittimato dal voto popolare.
Quarto aspetto. Dall’esame dei 100 giorni il minimo che si possa dire che si tratta di un “sovranismo pragmatico”, certamente in progress, i cui risultati saranno giudicati alla fine. Una postura dall’equilibrio precario, con già qualche mossa da “gambero”, non proprio apprezzata, come i rave, il rientro dei medici no -vax, il Mes combattuto e poi forse ratificato, ma che “non verrà utilizzato” (una formula ambigua); oppure, come il Pos, la soglia dei contanti.
Il dato positivo incontestabile, naturalmente per chi ha scelto la destra, è che sono state fermate la deriva sanitaria “modello-Speranza”, la deriva laicista della sinistra, certo pensiero unico e la sua narrazione obbligata (nel nome di parole-chiave alternative, come natalità, merito, made in Italy, sovranità alimentare, sicurezza energetica al posto di transizione energetica etc).
Ma vediamo ora i singoli argomenti:
CONTI PUBBLICI. Per il “Fatto quotidiano” l’unica cosa buona è che ha confermato le scelte di Draghi, tenendo i conti in ordine (decisione gradita da Bruxelles). Condividiamo pure noi. Data l’esiguità dei tempi, era la cosa giusta. GOVERNO PROMOSSO
ACCISE. Non ha retto la versione fornita urbi et orbi e la penalizzazione dei benzinai per salvare capra e cavoli. Però, Palazzo Chigi è riuscito a vanificare lo sciopero separando i sindacati. GOVERNO RIMANDATO
LAVORO. Il Fatto quotidiano attacca la Meloni sul Reddito di Cittadinanza. Per noi invece ha fatto bene, puntando sui veri poveri, le famiglie e gli sgravi per le aziende che assumono e creano lavoro GOVERNO PROMOSSO
FISCO. Stesso discorso. Agevolazioni e attenzione alle partite Iva. Positivo l’intervento sulle cartelle esattoriali (la rottamazione e la cancellazione delle sanzioni e interessi di mora). GOVERNO PROMOSSO
AMBIENTE ED ENERGIA. La Meloni ha fatto pressione in Europa sul prezzo del gas e ha ottenuto un buon risultato. Condividiamo la sua strategia di allargamento dei partner per rimediare alle forniture russe (Tunisia etc). Giusto tornare a sondare il nostro mare con le trivelle. GOVERNO PROMOSSO
GIUSTIZIA. Finalmente qualcuno (il ministro Nordio) farà una riforma equilibrata, non soltanto dalla parte delle procure e del giustizialismo, rispettando la Costituzione. La questione delle intercettazioni ancora da approfondire. GOVERNO RIMANDATO.
SCUOLA. Giusto prevedere, oltre il livellamento economico, salariale, frutto della contrattazione nazionale, parametri che tengano conto del diverso costo della vita. GIUDIZIO SOSPESO
MIGRANTI. Corretto combattere il business dei corpi umani e ridimensionare lo strapotere delle Ong, pretendendo un’equa distribuzione europea dei migranti. GOVERNO PROMOSSO
RIFORME. Occorrerà vedere come la Meloni riuscirà a comporre presidenzialismo e autonomia: una partita difficile. Se imporrà tali riforme a colpi di maggioranza, poi si esporrà ai referendum confermativi, che per tradizione, non hanno mai portato bene a chi li ha causati. GOVERNO RIMANDATO
ARMI ALL’UCRAINA. Riteniamo sbagliato proseguire con la strategia, tra l’altro inefficace, circa l’invio crescente di armi (da difensive a inesorabilmente offensive): la terza guerra mondiale si causa proprio così. Bisogna riprendere la strada della diplomazia per una vera pace, smettendola con un atlantismo retorico da anni Settanta. GOVERNO BOCCIATO